Pubblicazioni

Muscoloskeletal Surgery 2019

I supporti metafisari sia “coni o Sleeves” rappresentano una novità nella gestione dei difetti ossei periprotesici  di tipo AORI IIb e III.

Lo scopo del lavoro si focalizza sui risultati clinici e radiografici , sulle differenti indicazioni dei dispositivi con una review molto approfondita e indipendente.

The Open Orthopaedic Journal 2018

Bone Loss Management is considered one of the most difficult challenges for orthopaedic surgeon. In massive bone defect ,few surgical options are available and they do not offer a reliable solution for knee reconstruction. THE AIM of this paper is to present and justify a new-custom made approach for complex metadiaphyseal bone defect management in knee revision surgery. IN CONCLUSION  we demostered tha in selected cases, this new device can be considered a possible  and viable surgical step between “off the shelf reconstruction implants and knee substitution with a tumor megaprosthesis.

J.Arthroplasty 2018

Femoral and tibial massive bone defects are common findings in septic total knee revision. The aim of this study was to report the midterm clinical and radiographic outcomes with the use  of tantalum cones for the management of massive bone defects after 2-stage knee revision.

Conclusion: Excellent clinical and radiographic mid term outcomes were achieved with a low complication rate. Tantalum cones may be considered a safe and effective option in the management of massive bone defects also in septic knee revision surgery.

Hip International 2017

L’infezione protesica cronica viene spesso risolta dal trattamento di revisione chirurgica in due tempi che prevede l’utilizzo di una protesi temporanea definita spaziatore in grado di rilasciare localmente antibiotico. L’utilizzo dello spaziatore standard nell’anca fornisce ottimi risultati dal punto di vista della risoluzione del quadro settico ma non è scevra da rischi quali la lussazione, la rottura dell’impianto e l’usura dell’osso circostante soprattutto sul versante acetabolare. Lo scopo di questo lavoro scientifico è la presentazione e la valutazione di una tecnica chirurgica che prevede di abbinare allo spaziatore standard un complementare spaziatore acetabolare  costituito da cemento antibiotato al fine di ridurre il rischio di lussazione e di usura dell’osso acetabolare. I risultati sono stati confortanti con una significativa riduzione delle complicanze dovute allo spaziatore e un più semplice ripristino della corretta biomeccanica dell’anca nella fase di ricostruzione finale.

J.of Chemotherapy 2016

L’infezione protesica è una delle peggiori complicanze che possono intercorrere dopo il posizionamento di una protesi articolare e spesso sono sostenute da Stafilococco aureoe Stafilococchi coagulasi negativi. Le infezioni fungine sono state descritte con frequenza sporadica (1% di tutte le infezioni protesiche) ma possono essere presenti anche in assenza di fattori di rischio per micosi invasive. Questa condizione richiede un trattamento prolungato e il risultato finale è spesso poco soddisfacente. In questo articolo riportiamo un caso di infezione periprotesica di anca sostenuta da Candida albicans risolto con una combinazione di anidulafungina e una revisione chirurgica in due tempi con il posizionamento di una megaprotesi.

Infezioni in Medicina 2015

La diagnosi differenziale tra mobilizzazione settica o asettica di artroprotesi non è sempre agevole. In questo articolo gli autori valutano la possibilità dell’impiego della scintigrafia con leucociti marcati in associazione alla valutazione anatomo-patologica con esame estemporaneo al congelatore (frozen section) per la scelta del trattamento: revisione one stage in caso di verosimile mobilizzazione asettica e two stage o artrodesi artroplastica nei casi di infezione accertata.

Osteomielitis Inf. Med. 2011

Le osteomieliti croniche richiedono un trattamento antibiotico protratto (almeno 6-8 settimane). Per ridurre la durata del ricovero ospedaliero i pazienti, appena le condizioni cliniche lo consentono, vengono gestiti in regime extra ospedaliero. In presenza di infezioni da germi classificati come Gram negativi la dimissione può essere problematica in quanto spesso sono attivi solo farmaci a somministrazione endovenosa multipla. Per tale motivo si è pensato all’impiego di farmaci in infusione continua tramite pompa elastomerica. In questo articolo vengono descritti due casi di osteomielite cronica da Pseudomonas aeruginosa. I pazienti, dopo trattamento per via endovenosa con ceftazidime e ciprofloxacina, sono stati dimessi per proseguire ceftazidime in pompa elastomerica in infusione continua. In entrambi i casi l’infezione si è risolta dopo 8 settimane di terapia. Dopo 12 mesi di follow-up non sono state descritte recidive.

Bone 2010

Frequentemente, durante la chirurgia di revisione protesica e in casi di chirurgia primaria complessa, si riscontra la presenza di difetti ossei che possono rappresentare un serio problema nella corretta ricostruzione articolare. Le armi che il chirurgo ortopedico possiede per far fronte a questi quadri sono molteplici ma non è ancora presente un consenso unanime su quale sia il metodo migliore per gestire il deficit di tessuto osseo. Il presente lavoro propone un approccio di tipo biologico basato sulla capacità rigenerativa dell’osso. Sono stati testati in vivo in modelli murini 4 approcci per di tipo rigenerativo: osso semplice, osso addizionato con cellule stromali mesenchimali (MSC),  osso addizionato con una proteina endogena detta proteina morfogenetica dell’osso- 7 (BMP-7) e osso addizionato con MSC e BMP-7. Quest’ultima associazione ha portato ad una significativamente maggiore produzione di osso maturo confermando come l’approccio combinato (cellule e BMP-7) sia più efficace delle singole componenti nella rigenerazione dell’osso in vivo.

Bone 2010

La gestione dei difetti ossei critici rappresentano una delle maggiori sfide in chirurgia ortopedica ricostruttiva.  Gli approcci di tipo biologico, in particolare quelli basati sull’ingegneria tissutale, si sono proposti come una delle soluzioni più intriganti e promettenti a questo annoso problema. Il presente articolo si pone come obiettivo la valutazione di un approccio di tipo bioingegneristico alla rigenerazione del tessuto osseo utilizzando cellule stromali mesenchimali espanse in vitro con ADP-riboso ciclico e proteina morfogenetica dell’osso-7.  I dati ottenuti in vivo sottolineano l’importanza dell’approccio multimodale (fattori di crescita e cellule in combinazione) nella rigenerazione del tessuto osseo.

Stem Cells 2008

Gli approcci di tipo rigenerativo richiedono la presenza di cellule capaci di proliferare e differenziare trasformandosi nel tessuto che si desidera sostituire. In ambito ortopedico le cellule stromali mesenchimali (MSC) sono tra le cellule maggiormente utilizzate.  L’espansione di queste cellule in vitro è uno step fondamentale nella preparazione di questi sostituti ossei e la ricerca di stimolanti cellulari è in continua crescita. L’acido abscissico è un fitormone prodotto da una serie di piante.  Questi agisce, mediante una cascata di segnali intracellulari, aumentando la concentrazione di calcio nelle cellule.  Recentemente è stato dimostrato come questo processo avvenga anche nei granulociti umani. Il presente studio dimostra come questo fitormone sia in grado di fungere da ormone autocrino stimolando l’espansione delle MSC senza inficiare il differenziamento delle stesse.

Infezioni in Medicina 2008

Le infezioni rappresentano una delle problematiche più gravi in chirurgia protesica. I patogeni più frequentemente isolati sono Stafilococchi coagulasi negativi e Staphylococcus aureus, tuttavia sempre più frequentemente vengono descritte infezioni da Gram-negativi.

Il lavoro si pone come obiettivo quello di descrivere l’eziologia delle infezioni protesiche diagnosticate dal 2005 al 2007 presso il nostro centro (Ospedale Santa Corona di Pietra Ligure).

J. S. T. Rel. Res 1996

La gestione dell’instabilità rotulea è un problema ben lontano dall’essere compreso a fondo nonostante i continui miglioramenti in ambito chirurgico e diagnostico. L’articolo presentato descrive l’utilizzo della combinazione di trasposizione mediale di una parte del tendine rotuleo (tecnica di Goldthwait) e release laterale artroscopico in 20 casi di instabilità rotulea. I dati clinici obiettivi e soggettivi confermano come questo approccio possa essere considerato una valida alternativa in casi di instabilità rotulea.